Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 09 marzo 2024.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Ictus ischemico: scoperto un ruolo cruciale di Prx4 endoteliale per il recupero. Prx4 protegge gli animali dal danno indotto alla barriera ematoencefalica (BEE) da ischemia/riperfusione (I/R). Na Xu e colleghi hanno dimostrato che la Prx4 endoteliale preserva l’integrità funzionale della BEE inibendo la formazione di fibre da stress/catena leggera della miosina e il disassemblaggio delle proteine della tight-junction, durante le fasi iniziali di I/R. Inoltre, tempera l’infiammazione cerebrale, migliorando l’esito dell’ictus. [Cfr. PNAS USA – AOP doi: 10.1073/pnas.2400272121, 2024].

 

Sonno: la qualità salutare cresce aumentando l’attività fisica quotidiana. Abitualmente si studia il sonno separatamente dall’attività motoria e dalle ore di attività sedentaria che si trascorrono durante il giorno, invece un’analisi integrata di tutte le 24 h, condotta da Lisa Matricciani e colleghi di un team australiano su 1168 bambini e 1360 adulti, ha dimostrato l’influenza positiva dell’attività fisica nel migliorare una serie di parametri che, nell’insieme, definiscono il “sonno salutare”. Lo stile di vita con un’attività da moderata a intensa avvicina la funzione del sonno alla sua espressione ideale. [Cfr. Sleep Health – AOP doi: 10.1016/j.sleh.2023.10.012, 2024].

 

Analisi genetica del rapido sviluppo del vocabolario nei bambini fino a 3 anni. Nella prima infanzia il numero di parole pronunciate e comprese dai bambini cresce rapidamente, sotto l’influenza di fattori genetici ancora poco conosciuti. Uno studio di meta-associazione dell’intero genoma (MGWAS) all’acquisizione del vocabolario su 17.298 bambini di discendenza europea parlanti inglese, olandese o danese, è stato riferito a 37.913 stime di dimensioni del lessico. Lo studio ha rivelato che le dimensioni del vocabolario sono solo in parte ereditabili. L’architettura genetica del lessico dell’inizio della vita cambia durante lo sviluppo, modellando i pattern di associazione poligenica con i tratti legati alla cognizione, all’istruzione e all’ADHD. [Verhoef E. et al., Biological Psychiatry – AOP doi: 10.1016/j.biopsych.2023.11.025, 2024].

 

Il desiderio sessuale femminile è modulato da una via neuropeptidica in Drosophila. La femmina del moscerino della frutta, Drosophila melanogaster, in un paio di giorni dall’avvio stagionale dello stato di propensione all’accoppiamento sviluppa polarizzazione sessuale che, subito dopo la copula, si estingue del tutto. Questa temporanea modificazione di assetto dei circuiti del SNC si verifica grazie a una via di un neuropeptide ortologo della famiglia del CRH dei mammiferi, che modifica l’eccitabilità dei neuroni della motivazione sessuale e di quelli elaboranti stimoli olfattivi e acustici connessi all’accoppiamento, regolando la produzione di un canale ionico. [Cfr. PNAS USA – AOP doi: 10.1073/pnas.2400272121, 2024].

 

Disturbo bipolare (BPD): perché l’esposizione al sole risulta così benefica? Non ne risente positivamente solo la fase depressiva, per cui si potrebbe semplicemente invocare il meccanismo che rende terapeutica la luce solare incidente su ampie aree della superficie cutanea, come quando si è al mare, che produce l’innalzamento dei tassi di β-endorfina (v. Note e Notizie 17-01-15 Esporsi al sole per abbronzarsi produce effetti stupefacenti sul cervello), oltre ad altri effetti di stimolo sulla VTA che si sommano a quelli psicologici legati alla vacanza. Infatti, sembra moderare anche le fasi di eccitazione nelle forme psicotiche più gravi di BPD. Michael P. Pender sostiene che la ragione consiste nel fatto che il BPD è una malattia autoimmune cronica causata dal virus di Epstein-Barr. Pender ha avanzato per la prima volta la sua ipotesi nel 2020, ora è intervenuto su questo argomento precisando che la luce solare è in grado di accrescere il controllo delle cellule T CD8+ sull’infezione da virus di Epstein-Barr.

Noi riportiamo questa ipotesi, che è all’attenzione della comunità neuroscientifica, ma proponiamo il nostro punto di vista – condiviso con molti psichiatri e neuropatologi – che possiamo così sintetizzare: il virus di Epstein-Barr può causare una malattia autoimmune cronica che produce le manifestazioni cliniche di un disturbo bipolare, ma questa eziopatogenesi riguarda solo una parte del totale dei pazienti BPD, fra i quali ve ne sono molti che presentano familiarità per più di un disturbo psichico, geni di rischio per schizofrenia, BPD e depressione maggiore, e in alcuni casi hanno un fenotipo cerebrale associato a psicosi. [BM&L-Journal Club, Marzo 2024].

 

Perché tanti bellissimi pappagalli arcobaleno cadono in volo dai cieli australiani? Questi incantevoli uccelli, le cui tinte per intensità, varietà e accostamento colpiscono sempre quando li si vede dal vero, sono scientificamente identificati con la denominazione Trichoglossus haematodus della classificazione binomiale, e comunemente detti in inglese rainbow lorikeets. Molti esemplari cadono o giungono progressivamente a non spiccare più il volo nei cieli del Queensland meridionale e nella parte settentrionale del New South Wales (Australia), perché si paralizzano per una causa ancora misteriosa. Gli uccelli colpiti da questa sindrome paralitica sono numerosi in questi giorni, perché l’affezione sembra avere andamento stagionale da ottobre a giugno, con picchi da dicembre a marzo. David Phalen, professore all’Università di Sidney, ha spiegato che i pappagalli colpiti sono migliaia, per cui è stato varato un piano, il Lorikeet Paralysis Syndrome Project, per scoprire l’eziologia e fornire assistenza veterinaria.

Le ipotesi causali di un agente infettivo o di una tossina legata ad attività antropica stanno un po’ perdendo quota presso i ricercatori, mentre la possibilità attualmente più accreditata è quella dell’ingestione di una pianta tossica presente nel Queensland del sud e nel New South Wales del nord. La stagionalità suggerisce la coincidenza con un periodo di fioritura o di maturazione di frutti. È stata realizzata una mappa delle aree in cui sono stati trovati e continuano a cadere i pappagalli arcobaleno: le ricerche saranno dirette a indagare, in queste aree, 14 specie vegetali abitualmente beccate da questi uccelli. [Fonte: David Phalen, University of Sidney, March 2024].

 

Mitogramma: una straordinaria invenzione del Paleolitico a supporto della memoria. Da quando furono scoperte sulla pietra del Paleolitico queste sequenze di simboli geometrici e disegni di figure umane o di animali, si è cercato di comprenderne l’uso comunicativo in contesti sociali, non rilevandone un aspetto per noi essenziale: il ruolo di supporto per la memoria di un singolo che diventa strumento per la working memory di tutti coloro che li vedono dopo averne udito il significato. In altri termini, prima dell’invenzione della scrittura della lingua parlata, il mitogramma costituisce l’intuizione per la realizzazione di una traccia permanente di un’intenzione comunicativa e di un contenuto narrativo.

Il termine mitogramma fu coniato nel 1978 da André Leroi-Gourhan, etnologo, antropologo e archeologo francese noto per la tesi di dottorato Indizi sull’equilibrio meccanico nel cranio dei vertebrati terrestri, e per aver compreso che quei disegni apparentemente raggruppati senza linearità e la cui concatenazione è fornita dall’osservatore – come precisa Giorgio Raimondo Cardona[1] – erano proposti in successione perché così erano concepiti e letti dall’autore. Leroi-Gourhan era già convinto, come gli studiosi che stanno attualmente indagando i mitogrammi, che un filo conduttore c’era, ed era nella mente dell’autore, che lo avrebbe potuto rievocare attraverso quei “promemoria” disegnati. L’antropologo francese per primo immagina che quelle rappresentazioni simboliche fossero adoperate per una comunicazione rivolta a un pubblico: l’autore, come un cantastorie, si sarebbe servito di quelle tracce per illustrare un messaggio o una vicenda.

Ecco la sintesi di Leroi-Gourhan: “Si tratta di una pura enunciazione di simboli, sostenuti il più delle volte dal ritmo del loro collegamento plastico, animati dal discorso e il cui significato preciso si perde nel momento stesso in cui muore la tradizione orale”[2].

Oggi osserviamo che una sequenza scritta segue una successione temporale di eventi di senso che si verificano nel nostro cervello, secondo un modo di procedere della nostra cognizione, cui siamo abituati per l’uso culturale della lingua nella comunicazione e nel linguaggio-pensiero interiore, ma a cui non siamo obbligati. Il primitivo era probabilmente incline a seguire le successioni temporali nella rimemorazione delle proprie esperienze autobiografiche, ma con ogni probabilità non era aduso a seguire elementi che producono significato attraverso la loro successione temporale e, ancor più, a seguire fili logici di senso, come chi è istruito fin da piccolo a questa organizzazione del pensiero.

Probabilmente i circoli virtuosi tra scritto e parlato che hanno arricchito le nostre lingue verbali negli ultimi tre millenni, hanno avuto un precursore nell’esperienza cognitiva del mitogramma. [Fonte: Seminario Permanente sull’Arte del Vivere BM&L-Italia, marzo 2024].

 

Il problema delle bias psicologiche nelle narrazioni storiche implica una vigilanza cosciente su metodo e plausibilità. Per trattare in maniera adeguata la storia, e particolarmente la conoscenza del modo di pensare e di vivere dei soggetti storici delle varie epoche, bisogna essere consapevoli di errori molto frequenti e quasi costanti che si compiono per tendenze psicologiche inconsapevoli (bias) e che, a volte, sommandosi a errori di metodo, allontanano definitivamente dalla realtà. Le bias psicologiche non operano solo in modo diretto, condizionando il giudizio di una persona su un fatto, ma anche in modo indiretto, quando suggeriscono un approccio “viziato” che viene condiviso dagli storici, diventando un modo di intendere il passato, trasmesso culturalmente. Un esempio dell’influenza in modo diretto di una bias è quella dello storico che identifica un personaggio con un proprio avversario politico e finisce, inconsapevolmente, per attribuire intenzioni, atteggiamenti, concezioni o comportamenti di un uomo contemporaneo a un soggetto storico immerso in una cultura che non li contempla. Un altro esempio è quello della tendenza rilevata da Monica Lanfredini in molti storici dell’arte che hanno fatto studi biografici su Leonardo da Vinci[3]: convinti che fosse omosessuale, per l’accusa di sodomia che invece era una calunnia, tendevano ad attribuirgli il profilo di pensiero di un artista gay, ateo e anticlericale del Novecento, trascurando le annotazioni su pagine del Codice Arundel di chiaro stampo eterosessuale e la menzione della Catena Aurea, la grande silloge tomista dei Vangeli che costituiva allo stesso tempo uno studio teologico e una pratica devozionale[4].

Due esempi di azione indiretta di bias che hanno influenzato alcuni storici, determinando convinzioni erronee diffuse televisivamente e, purtroppo, anche nell’insegnamento scolastico: 1) l’opposizione agli storici che avevano evidenziato la somiglianza tra la concezione greco-romana e la concezione cristiana della famiglia; 2) l’applicazione inconsapevole di categorie dell’analisi sociale marxista a epoche precedenti.

La prima bias ha portato a considerare, nel mondo classico, le eccezioni alla morale sessuale corrente e la diffusione di costumi corrotti in periodo di decadenza quali rappresentazioni generali ed emblematiche della concezione e degli usi di quei popoli attraverso i secoli[5].

La seconda bias ha, ad esempio, letteralmente precluso la comprensione di molti fatti, eventi e comportamenti avvenuti durante la Rivoluzione Francese, che non aveva per nucleo centrale la materialità economica della ribellione del proletariato allo sfruttamento da parte di una classe sociale di capitalisti, ma aveva la conquista del potere immateriale, simbolico e reale, di attribuzione del valore, detenuto in modo assolutistico dalla casta dei nobili. Molti dei rivoluzionari sono ricchi borghesi, le cui famiglie saranno quelle dei capitalisti del tempo di Marx, e fra loro vi sono professionisti, intellettuali, banchieri, mercanti, artisti, insegnanti, commercianti e altre categorie di cittadini, tutti accomunati dal non avere nobili natali e, per questo, essere disprezzati e discriminati dai nobili. Il problema non è la subalternità economica, ma la subalternità morale ai nobili, che hanno valore superiore per diritto di nascita e possono conferire valore immateriale a cose e persone, attraverso pratiche di casta legittimate dai sovrani.

Fra i nobili perseguitati nel 1789 vi sono professionisti che svolgono con spirito cristiano la missione di medico, non chiedendo onorario ai più poveri e avendo donato parte dei propri averi per ottenerne merito spirituale. Alcuni di questi medici vendono quadri e mobili di famiglia per pagare le quote dei club culturali di cui fanno parte, altri hanno risollevato le sorti della propria condizione economica, diventando per fama e ingegno medici di corte. È il caso di Vicq d’Azyr, neuroscienziato ante litteram, primo a fornire una descrizione anatomica sistematica del cervelletto e scopritore di vie di connessione del cervello, che fu generoso d’animo e nobile di spirito, perseguitato e condannato da ricchi rivoluzionari perché era stato il medico di Maria Antonietta. La Rivolta dei Ciompi di Firenze, definita da Karl Marx la “prima rivoluzione della storia”, è più appropriatamente accostabile per analogie socio-economiche alle categorie rivoluzionarie marxiane della Rivoluzione Francese.

Lo studio del nostro Seminario sull’Arte del Vivere ha spesso cercato di accrescere la consapevolezza del rischio di cadere nel condizionamento psicologico dell’intelligenza causato dalle bias. Gli stereotipi interpretativi assunti acriticamente per generazioni costituiscono un notevole rischio in questo senso: li si tratta come una verità di fatti che guida e indirizza interpretazioni e giudizi. Esemplare il caso di Galileo Galilei: lo stereotipo di una Chiesa dogmatica, formalista e oscurantista che perseguita lo scienziato libero pensatore, ha impedito fino a tempi recenti di rilevare una solare verità emersa dai documenti dell’epoca, ossia che le censure e la persecuzione di Galileo hanno inizio con un complotto per ragioni di potere accademico ordito ai suoi danni da una consorteria politica guidata e fondata da Ludovico delle Colombe, che impiegò oltre due anni per convincere degli ecclesiastici ad accettare le tesi montate ad arte per delegittimare Galileo.

A proposito di stereotipi smentiti da studi biografici vi è quello della Chiesa medievale che condiziona il nostro modo di immaginare la spiritualità di quell’epoca nel confronto con quella dei cristiani, in particolare di confessione cattolica, degli ultimi due secoli. Confrontiamo San Benedetto da Norcia (480-547 d.C.), un religioso dell’Alto Medioevo che ha influenzato per oltre mille anni in Europa lo stile di vita nella fede, con il Santo Curato d’Ars, che è considerato da molti un grande interprete della spiritualità moderna (1786-1859). In particolare, confrontiamo lo stile della penitenza quaresimale dei due santi.

Il regime di attività quotidiana, quale allenamento psicofisico per essere buoni cristiani, è apertamente considerato da San Benedetto da Norcia una necessità: “Occorre mettere in grado i nostri cuori e i nostri corpi di combattere nella santa obbedienza dei comandamenti di Dio […]. Costituiamo dunque una scuola in cui ci si addestri al servizio del Signore”[6]. Il pesante e intenso lavoro materiale quotidiano non remunerato era parte fondamentale della regola benedettina e non nasceva da esigenze pratiche quale l’essere autosufficienti coltivando l’orto, attingendo l’acqua dal pozzo e provvedendo a tutte le necessità di vita, ma era proprio un mezzo per tenersi in forma, sperimentato personalmente da Benedetto. Tutto l’ideale benedettino è sintetizzato nella celebre formula Ora et labora (prega e lavora), considerata rivoluzionaria dai Romani più ricchi, che avevano l’aspirazione ideale di dedicarsi all’otium, ossia l’ozio contemplativo, culturale e di divertimento, ritenendo il lavoro materiale una necessità di coloro che non potevano permettersi schiavi e servi, e il lavoro servile una sorta di condanna per i prigionieri di guerra.

Benedetto, nonostante sia Romano di alto rango, seguendo l’insegnamento del Maestro, si fa umile servitore dei fratelli e spiega: preferisco all’otium la sua negazione, il negotium, che è appunto il contrario dell’accidia, ossia è il darsi da fare, lavorare, agire, contrattare. Durante tutta la settimana, in periodo di quaresima, prevalevano le attività manuali e pratiche, mentre la domenica era dedicata da Benedetto, e da tutti i benedettini nei secoli seguenti, alla lettura; in proposito si legge: “All’inizio della quaresima i confratelli riceveranno un libro dalla biblioteca, che leggeranno a turno per intero”[7]. “In totale ogni confratello era tenuto a fare venti ore di lettura per settimana”[8].

Jean-Marie Baptiste Vianney, noto in Italia come San Giovanni Maria Vianney o come Santo Curato d’Ars, in occasione della quaresima del 1818 avviò un digiuno, che proseguì per tutta la vita. Lessava una pentola di patate, che poi deponeva in un cestello metallico e ne mangiava una o due per volta, facendosele bastare per un’intera settimana; spesso le ultime erano già ammuffite. A volte si faceva cuocere un uovo nella cenere calda; altre volte si preparava da solo un impasto con farina acqua e sale: una specie di pane azzimo, come quello del tempo di Gesù. La domenica mangiava solo i tre-quattro grammi di pane consacrato. Questo eccesso lo aveva profondamente indebolito.

Ma, soprattutto, il Curato d’Ars si flagellava e si autoinflisse pene corporali tutta la vita; cosa che non era ammessa due secoli prima da San Filippo Neri, che pure digiunava e si imponeva penitenze come dormire sulla nuda roccia. San Benedetto da Norcia riteneva sbagliato flagellarsi e torturarsi da soli, perché Gesù non ha fatto né ha comandato questo; faceva lunghissimi e rigorosi digiuni, ma aveva compreso bene la necessità di mantenersi in forza con l’allenamento del lavoro e un’alimentazione ridotta, ma non al limite del suicidio; Benedetto, pur vissuto 1400 anni prima, ci appare più moderno del Curato d’Ars.

Senza conoscere le biografie, seguendo gli stereotipi storici, avremmo attribuito autoflagellazione e cilicio al medievale e impegno psicofisico e culturale al moderno. La passività nel seguire stereotipi riduce l’attenzione critica e facilita l’emergere delle tendenze psicologiche inconsapevoli.

Un modo per vigilare sul rischio di essere resi ciechi da bias psicologiche è quello di riportare nella propria mente gli interpreti delle vicende storiche alla dimensione della realtà umana, e porsi domande circa la plausibilità che persone reali corrispondano alle figure tramandate; soprattutto quando si è in presenza di accentuazioni schematiche di tratti legati a un ruolo, con estremizzazioni mostruose o caricaturali, che facciano pensare ad aggiunte creative da parte di scrittori di storia interessati a determinare il giudizio dei posteri, più che a fornire resoconti dei fatti. La lettura di studi biografici non agiografici di personaggi della stessa epoca storica condotti da autori di formazione differente e con un diverso orientamento culturale, non solo si rivela molto istruttiva, ma contribuisce a tenere vigile la nostra intelligenza critica.

 In tutte le epoche, le persone sviluppano modi individuali e personali, talvolta del tutto soggettivi, di vedere le cose, e, anche se il libero pensiero in materia politica è represso dalle dittature e in materia religiosa dai regimi integralisti, non si dovrebbe mai trascurare la potenzialità del cervello di ciascuno di sviluppare una propria visione della realtà, non semplice conseguenza della cultura prevalente, ma derivata dalle esperienze del singolo, dal modo di fare esperienza e dagli insegnamenti che ne ha ricavato o che crede di averne tratto. [BM&L-Italia, marzo 2024].

 

Notule

BM&L-09 marzo 2024

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[1] Cfr. Giorgio Raimondo Cardona, Storia Universale della Scrittura, p. 276, Edizione CDE (su licenza Arnoldo Mondadori Editore), Milano 1986.

[2] André Leroi-Gourhan, L’espression du temps et l’animation des figures au paleolitique, in AA. VV., Systemes des signes. Textes réunis in homage à Germaine Dieterlen, p. 360, Hermann, Parigi 1978.

[3] Cfr. L’identità della Gioconda e la psicologia degli storici dell’arte.

[4] Cfr. Specchio della psiche e della civiltà.

[5] Per rendersi conto di come stessero le cose realmente nell’antichità e di quanto fossero variegate e complesse le realtà per epoca, territorio, eventi contingenti, appartenenza a scuole filosofiche, incontri, scontri e integrazioni fra culture diverse, è opportuno leggere l’opera degli storici delle civiltà e di quelli del costume. Per l’epoca tardo-antica e alto-medievale citiamo solo alcuni fra i più noti: Paul Veyne, Peter Brown, Yvon Thebert, Evelyne Patlagean, Michel Rouche, Georges Duby; per tutto l’arco diacronico precedente l’epoca contemporanea, Will e Ariel Durant e la loro scuola. Ma sono letteralmente centinaia gli studiosi che hanno approfondito argomenti monografici, riportando alla luce aspetti di personalità del passato così lontani dagli stereotipi storici convenzionali e scolastici.

[6] San Benedetto, citato in Philippe Aries & Georges Duby (a cura di), La vita privata dall’Impero Romano all’anno Mille, p. 409, Edizione CDE, Milano 1986.

[7] Philippe Aries & Georges Duby (a cura di), op. cit., p. 411.

[8] Philippe Aries & Georges Duby (a cura di), op. cit., idem.